Dal Forum sino-african che ha visto l'Egitto come paese ospitante: annunciati 10 miliardi di prestiti e abbattimento dei dazi
Dieci miliardi di dollari in prestiti agevolati. Così la Cina raddoppia il suo impegno in Africa. Ad annunciarlo al vertice sino-africano che si conclude oggi a Sharm el-Sheikh è stato il premier cinese Wen Jiabao.
Il gigante giallo si è presentato alla quarta edizione del Focac (Forum on China-Africa cooperation) con un piano in otto punti, che comprende un’assistenza finanziaria all’Africa che è il doppio rispetto all’ultima edizione del Forum del 2006: 10 miliardi di dollari in prestiti agevolati, di cui 5 per incoraggiare le aziende cinesi a investire in Africa.
Nel pacchetto offerto ai governi africani, accanto a interventi di cooperazione classici come la cancellazione del debito estero, c’è l’abbattimento dei dazi commerciali sulle merci provenienti dai Paesi più poveri, programmi per le energie pulite, formazione e scambi culturali.
«Il sostegno della Cina allo sviluppo dell'Africa è reale e solido e, nel futuro, non importa quali turbolenze interesseranno il mondo, la nostra amicizia per il popolo dell'Africa non cambierà» ha detto Jiabao durante il vertice in Egitto.
Intanto, a far suonare il campanello d’allarme in Europa e Stati Uniti è il volume colossale di interscambio commerciale raggiunto fra Cina e Africa: 106 miliardi di dollari nel 2008.
«Il vero assalto all’Africa da parte della Cina è avvenuto intorno alla metà degli anni 90, anche se l’inizio dell’attuale penetrazione economica nel continente risale almeno agli anni Sessanta» afferma lo storico africanista Angelo Del Boca. In poco più di un decennio si sono istallate in Africa 800 aziende cinesi che gestiscono oltre 900 progetti soprattutto nel settore delle risorse e delle infrastrutture.
La prima edizione del Focac si è svolta a Pechino nel 2000 in un clima internazionale di relativa indifferenza. Del resto all’epoca il volume degli scambi tra il gigante asiatico e il continente africano superava appena i 10 miliardi di dollari.
Nel 2003 tocca all'Etiopia ospitare il vertice e anche in questo caso l’Occidente segue distratto l’evento.
Nel frattempo dal 2002 al 2005, il totale degli scambi commerciali fra l’Africa triplica passando da 12,39 a 39,8 miliardi di dollari. Nel 2006 raggiunge i 55 miliardi.
Il resto del mondo sembra accorgersi di quanto l’Africa sia diventata “gialla” all’improvviso, nel novembre del 2006, quando il Focac riunisce a Pechino capi di stato e di governo africani di 48 Paesi su 53 del continente africano. Dalla capitale cinese il premier Zen Jiabao annuncia un impressionante pacchetto di aiuti e investimenti e dichiara un obiettivo: portare il volume commerciale degli scambi con l’Africa a 100 miliardi di dollari entro il 2010. All’inizio del 2008 Pechino annuncia che l’obiettivo è già stato raggiunto, con due anni di anticipo.
Secondo un recente rapporto della ricercatrice francese Valérie Niquet la Cina dispone di delegazioni commerciali in 49 Paesi africani mentre la Francia ne conta solo 11. Gli Stati Uniti, dal canto loro, sono impegnati in un testa a testa sempre più duro per l’approvvigionamento del petrolio africano.
La fame di materie prime e la volontà di trovare sbocchi commerciali per i propri prodotti sono le molle più evidenti dell’interesse della Cina nei confronti dell’Africa. A dimostrarlo sono le importazioni dello scorso anno: quelle relative a petrolio e materie prime sono state pari a 56 miliardi, il 54% in più rispetto al 2007.
Ma negli ultimi tempi la Cina sta diversificando le sue relazioni con l’Africa. Nel 2009 il presidente cinese Hu Jintao ha inaugurato il nuovo anno con una visita in Senegal, Mali, Tanzania e Mauritius, Paesi non particolarmente ricchi di materie prime. Simultaneamente il ministro degli Esteri Yang Jiechi visitava Uganda, Ruanda, Sudafrica e Malawi. In Tanzania uno degli ultimi accordi messi a segno dai cinesi è l’acquisizione del 50% della compagnia aerea di Stato. «Uno degli aspetti che la Cina sta curando adesso è quello dei grandi nodi commerciali» afferma il direttore dell'Osservatorio Africa dell'Ispii Gianpaolo Calchi Novati. «A est la Tanzania e a ovest il Senegal possono essere visti in questa chiave. Non bisogna dimenticare che il porto di Shanghai è il più importante del mondo per il traffico delle merci. È interesse della Cina stabilire una rete commerciali con approdi nel continente africano, e questo è un punto sul quale la Francia sta molto intervenendo nei suoi rapporti con l’Africa, cercando di salvare il salvabile dei suoi rapporti con le ex colonie visto che molte posizioni strategiche della Francia erano già state catturate dagli Stati Uniti».
La Cina resta sotto accusa a livello internazionale per il sostegno dato ai governi del Sudan e dello Zimbabwe responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. A Sharm sono presenti i presidenti di entrambi i Paesi: Omar Al Bashir e Robert Mugabe. Anche se agli osservatori più attenti non sfugge, accanto alla diversificazione degli interessi commerciali, un cambiamento di strategia politica. «La Cina ha dimostrato negli ultimi tempi di avere un rapporto meno a senso unico con il governo sudanese e tra l’altro di recente ha stabilito a Nairobi anche dei rapporti con governo del Sud Sudan» fa notare Calchi Novati. «Dopo aver minacciato più volte il veto, alla fine Pechino ha approvato la risoluzione dell’Onu che prevedeva una forza di interposizione in Darfur. Tra l’altro la Cina è uno dei pochi Paesi che ha mantenuto l’impegno finanziario di rafforzare questo corpo di peacekeeping, mentre molti Paesi occidentali che hanno parlato molto quando si trattava di votare la risoluzione in antitesi al presidente sudanese Omar al Bashir, non l’hanno ancora fatto».
RIFLESSIONE - 02 nov 2009
Nel Mondo si è stimato che:
# 104 MILIONI di esseri umani non anno accesso all'istruzione di base (leggere e scrivere) - NIENTE ISTRUZIONE
# 831 MILIONI di esseri umani non hanno accesso alle risorse alimentari - NIENTE CIBO
# 1MILIARDO e 400 MILIONI di esseri umani non hanno accesso alle riserve idriche del pianeta - NIENTE ACQUA
# 2 MILIARDI e 742 MILIONI di esseri umani non hanno cure mediche di base (si muore per un semplice raffreddore) - NIENTE CURE MEDICHE
La maggior parte di questi ESSERI UMANI sopravvive nelle aree SAHARIANE e SUB-SAHARIANE dell'AFRICA.........fonti FAO
# 104 MILIONI di esseri umani non anno accesso all'istruzione di base (leggere e scrivere) - NIENTE ISTRUZIONE
# 831 MILIONI di esseri umani non hanno accesso alle risorse alimentari - NIENTE CIBO
# 1MILIARDO e 400 MILIONI di esseri umani non hanno accesso alle riserve idriche del pianeta - NIENTE ACQUA
# 2 MILIARDI e 742 MILIONI di esseri umani non hanno cure mediche di base (si muore per un semplice raffreddore) - NIENTE CURE MEDICHE
La maggior parte di questi ESSERI UMANI sopravvive nelle aree SAHARIANE e SUB-SAHARIANE dell'AFRICA.........fonti FAO
RIFLESSIONE - 22 nov 09
1MILIARDO e 200MILA persone al mondo soffrono la fame. cioè 1 ogni 6 abitanti del pianeta
200MILIONI di bambini nei paesi poveri a causa della malnutrizione hanno problemi di sviluppo
il 90% dei bambini malnutriti vive in Africa ed in Asia
€ 170,00 sono i soldi che servirebbero per nutrire un bambino che soffre di fame per i primi due anni di vita
€29,4MILIARDI sono i fondi per l'agricoltura nei paesi poveri che sarebbero necessari per RISOLVERE il problema della fame nel mondo (oggi ne vengono stanziati solo 5,2MILIARDI)
15.000 bambini MUOIONO di fame ogni giorno, 1 ogni 6 secondi
fonti "Save the Children e FAO
ci hai messo mediamente 60 secondi a leggere questa riflessione, nel frattempo la morte ha colpito 10 bambini
200MILIONI di bambini nei paesi poveri a causa della malnutrizione hanno problemi di sviluppo
il 90% dei bambini malnutriti vive in Africa ed in Asia
€ 170,00 sono i soldi che servirebbero per nutrire un bambino che soffre di fame per i primi due anni di vita
€29,4MILIARDI sono i fondi per l'agricoltura nei paesi poveri che sarebbero necessari per RISOLVERE il problema della fame nel mondo (oggi ne vengono stanziati solo 5,2MILIARDI)
15.000 bambini MUOIONO di fame ogni giorno, 1 ogni 6 secondi
fonti "Save the Children e FAO
ci hai messo mediamente 60 secondi a leggere questa riflessione, nel frattempo la morte ha colpito 10 bambini
Archivio AREA SVILUPPO UMANO
venerdì 8 gennaio 2010
mercoledì 30 dicembre 2009
Tanto per conoscere la popolazione DOGON
Marco Aime, Diario Dogon, Bollati Boringhieri, Torino,
Questo di Marco Aime è un libro tanto piccolo (di pagine) quanto prezioso (di contenuti). Apparentemente si tratta di un saggio sulle relazioni tra la cultura del popolo Dogon (una popolazione dello stato africano del Mali), gli antropologi ed i turisti, ma la riflessioni su questi argomenti potrebbe a buon diritto estendersi più in generale al percorso delle discipline antropologiche ed etnologiche dalla fine dell’Ottocento alla fine del Novecento. Il libro, molto umilmente (ed anche questo è apprezzabile) non si pone obiettivi di riflessione così generali, ma certo è che la vicenda dei Dogon è indubbiamente significativa e forse emblematica.
I Dogon sono stati fatti conoscere in Europa dall’antropologo francese Marcel Griaule, che visse tra loro tra gli anni trenta e gli anni quaranta. Su di loro scrisse decine di articoli, saggi ed alcuni libri, tra i quali il più celebre è Dio d’acqua. In quel libro, Griaule descrive i Dogon come una popolazione di pastori-guerrieri-filosofi, che hanno costruito una complessa cosmologia, simbolismi e rituali che sono presenti in ogni gesto della vita quotidiana di ogni membro di questa popolazione.
I francesi si sono appassionati a questo libro, ed a partire dagli anni tra le due guerre tra i ceti intellettuali è cominciato ad andare di moda un viaggio tra i Dogon: non uno dei soliti safari africani in cui si va per osservare gli animali e la natura, ma un viaggio colto, alla scoperta di una popolazione ritenuta raffinata e dotata di una profonda cultura.
Marco Aime smaschera il “mito dei Dogon”, costruito da Griaule. Innanzitutto una popolazione Dogon non è mai esistita: sono esistiti diversi gruppi, che parlano dialetti diversi, abitanti nella stessa falaise, e solo Griaule li ha definiti come una medesima popolazione. Griaule ha descritto i Dogon come una popolazione che pratica antichi rituali simbolici, sempre uguali da tempi immemorabili. In realtà, i Dogon non sono mai stati isolati dalle altre popolazioni che abitano nella regione, ed hanno intrattenuto con esse scambi commerciali e culturali, che hanno provocato modificazioni nella cultura, nei rituali, nelle credenze e nelle simbologie.
Ai tour operator ha fatto indubbiamente comodo la rappresentazione dei Dogon fatta da Griaule, perché indubbiamente soddisfa la sete di esotismo di una parte dei turisti, il cosiddetto “turismo colto”. Anche ai Dogon ha fatto e fa comodo la rappresentazione che di essi ha fatto l’antropologo francese: “I Dogon, da parte loro, sembrano avere capito che il turista cerca in loro solo questo aspetto e, naturalmente, lo mettono il più possibile in evidenza. Il turista, da parte sua, è soddisfatto di trovare esattamente ciò che gli è stato promesso dal tour operator”.
“L’occhio dello straniero vede solo ciò che già conosce”, dice un proverbio africano, che sembra proprio adattarsi alla vicenda dei Dogon e di come sono stati visti da turisti e antropologi. Aime cita numerosissimi esempi di come sia Griaule e gli antropologi suoi seguaci che le guide turistiche ed i tour operator, abbiano costruito l’identità Dogon come identità immutabile, fissata per sempre. Alcuni esempi della costruzione dell’identità Dogon sono piuttosto divertenti: Aime cita per esempio un libro degli antropologi Nadine Wanono e Michel Renaudeau, ricco di illustrazioni. Alcune di queste ritraggono donne Dogon intente ad essiccare cipolle; “il gesto è immutabile”, dice la didascalia, “evocando un’atmosfera di eternità che avvolgerebbe questo popolo. L’immagine è stata purificata, resa “autentica”, tribale, allontanata nel tempo e fissata per sempre in una dimensione astorica. Eppure, prima dell’arrivo dei francesi, qui le cipolle non c’erano. Furono proprio i coloni a svilupparne la coltivazione”. Questo e molti altri esempi sono citati da Aime per mostrare come i Dogon abbiano nel corso dei secoli intrattenuto rapporti con altre popolazioni, come i loro costumi e tradizioni, lungi dall’essere immutabili, si siano modificati. Anche le stesse maschere e statue rituali si sono modificate nel corso del tempo. Aime racconta che “lo stesso Marcel Griaule rileva che nel 1935, alle settantotto maschere tradizionali, se ne aggiunse una sotto i suoi occhi. In occasione di una danza rituale fece la sua comparsa un personaggio dalle movenze ondulanti, con in mano un taccuino e una penna, che fingeva di porre domande al pubblico e di trascriverne le risposte, seguito da un interprete: era la maschera dell’etnografo”.
Griaule non aveva mai pensato che la sua presenza potesse influenzare un evento, questo era dovuto “alla sua visione della cultura concepita come una performance, uno spettacolo”, e così pure altri antropologi suoi collaboratori condividevano la sua stessa visione. Insomma, sia per l’antropologo che per il turista, quello che vi desidera vedere diventa quello che si vuole vedere. Come ha notato l’antropologa inglese Mary Douglas, se a studiare i Dogon fossero stati antropologi inglesi, “forse avremmo avuto testi pieni di diagrammi di parentela, linee di discendenza e via dicendo, come nella migliore tradizione del funzionalismo britannico dell’epoca. Curiosamente, quei Dogon, così attenti alla tradizione e all’estetica, assomigliano molto ai francesi”.
Questo di Marco Aime è un libro tanto piccolo (di pagine) quanto prezioso (di contenuti). Apparentemente si tratta di un saggio sulle relazioni tra la cultura del popolo Dogon (una popolazione dello stato africano del Mali), gli antropologi ed i turisti, ma la riflessioni su questi argomenti potrebbe a buon diritto estendersi più in generale al percorso delle discipline antropologiche ed etnologiche dalla fine dell’Ottocento alla fine del Novecento. Il libro, molto umilmente (ed anche questo è apprezzabile) non si pone obiettivi di riflessione così generali, ma certo è che la vicenda dei Dogon è indubbiamente significativa e forse emblematica.
I Dogon sono stati fatti conoscere in Europa dall’antropologo francese Marcel Griaule, che visse tra loro tra gli anni trenta e gli anni quaranta. Su di loro scrisse decine di articoli, saggi ed alcuni libri, tra i quali il più celebre è Dio d’acqua. In quel libro, Griaule descrive i Dogon come una popolazione di pastori-guerrieri-filosofi, che hanno costruito una complessa cosmologia, simbolismi e rituali che sono presenti in ogni gesto della vita quotidiana di ogni membro di questa popolazione.
I francesi si sono appassionati a questo libro, ed a partire dagli anni tra le due guerre tra i ceti intellettuali è cominciato ad andare di moda un viaggio tra i Dogon: non uno dei soliti safari africani in cui si va per osservare gli animali e la natura, ma un viaggio colto, alla scoperta di una popolazione ritenuta raffinata e dotata di una profonda cultura.
Marco Aime smaschera il “mito dei Dogon”, costruito da Griaule. Innanzitutto una popolazione Dogon non è mai esistita: sono esistiti diversi gruppi, che parlano dialetti diversi, abitanti nella stessa falaise, e solo Griaule li ha definiti come una medesima popolazione. Griaule ha descritto i Dogon come una popolazione che pratica antichi rituali simbolici, sempre uguali da tempi immemorabili. In realtà, i Dogon non sono mai stati isolati dalle altre popolazioni che abitano nella regione, ed hanno intrattenuto con esse scambi commerciali e culturali, che hanno provocato modificazioni nella cultura, nei rituali, nelle credenze e nelle simbologie.
Ai tour operator ha fatto indubbiamente comodo la rappresentazione dei Dogon fatta da Griaule, perché indubbiamente soddisfa la sete di esotismo di una parte dei turisti, il cosiddetto “turismo colto”. Anche ai Dogon ha fatto e fa comodo la rappresentazione che di essi ha fatto l’antropologo francese: “I Dogon, da parte loro, sembrano avere capito che il turista cerca in loro solo questo aspetto e, naturalmente, lo mettono il più possibile in evidenza. Il turista, da parte sua, è soddisfatto di trovare esattamente ciò che gli è stato promesso dal tour operator”.
“L’occhio dello straniero vede solo ciò che già conosce”, dice un proverbio africano, che sembra proprio adattarsi alla vicenda dei Dogon e di come sono stati visti da turisti e antropologi. Aime cita numerosissimi esempi di come sia Griaule e gli antropologi suoi seguaci che le guide turistiche ed i tour operator, abbiano costruito l’identità Dogon come identità immutabile, fissata per sempre. Alcuni esempi della costruzione dell’identità Dogon sono piuttosto divertenti: Aime cita per esempio un libro degli antropologi Nadine Wanono e Michel Renaudeau, ricco di illustrazioni. Alcune di queste ritraggono donne Dogon intente ad essiccare cipolle; “il gesto è immutabile”, dice la didascalia, “evocando un’atmosfera di eternità che avvolgerebbe questo popolo. L’immagine è stata purificata, resa “autentica”, tribale, allontanata nel tempo e fissata per sempre in una dimensione astorica. Eppure, prima dell’arrivo dei francesi, qui le cipolle non c’erano. Furono proprio i coloni a svilupparne la coltivazione”. Questo e molti altri esempi sono citati da Aime per mostrare come i Dogon abbiano nel corso dei secoli intrattenuto rapporti con altre popolazioni, come i loro costumi e tradizioni, lungi dall’essere immutabili, si siano modificati. Anche le stesse maschere e statue rituali si sono modificate nel corso del tempo. Aime racconta che “lo stesso Marcel Griaule rileva che nel 1935, alle settantotto maschere tradizionali, se ne aggiunse una sotto i suoi occhi. In occasione di una danza rituale fece la sua comparsa un personaggio dalle movenze ondulanti, con in mano un taccuino e una penna, che fingeva di porre domande al pubblico e di trascriverne le risposte, seguito da un interprete: era la maschera dell’etnografo”.
Griaule non aveva mai pensato che la sua presenza potesse influenzare un evento, questo era dovuto “alla sua visione della cultura concepita come una performance, uno spettacolo”, e così pure altri antropologi suoi collaboratori condividevano la sua stessa visione. Insomma, sia per l’antropologo che per il turista, quello che vi desidera vedere diventa quello che si vuole vedere. Come ha notato l’antropologa inglese Mary Douglas, se a studiare i Dogon fossero stati antropologi inglesi, “forse avremmo avuto testi pieni di diagrammi di parentela, linee di discendenza e via dicendo, come nella migliore tradizione del funzionalismo britannico dell’epoca. Curiosamente, quei Dogon, così attenti alla tradizione e all’estetica, assomigliano molto ai francesi”.
domenica 22 novembre 2009
i fatti - FAO: "La fame uccide 15MILA bambini al giorno"
Basterebbero 170 euro per i primi 2 anni di vita, per garantire ad un bambino una corretta alimentazione. Lo calcola "Save the Children" nel rapporto "Fame di cambiamento", pubblicato in occasione del vertice mondiale della FAO a Roma. Eppure sono 200MILIONI i bambini malntriti oggi nel mondo, dice la FAO stessa. Ogni 6 secondi un bambino muore di fame, circa 15.000 al giorno.
affamati prima di nascere
Nei paesi in via di sviluppo, l11% dei bambini è malnutrito già prima della nascita, perchè le loro madri non hanno abbastanza da mangiare, denuncia "Save the Children". più della metà dei bimbi dei paesi poveri in via di sviluppo basa la sua nutrizione su 3 elementi.
i paesi più colpiti
Metà dei bambini malnutriti vivono in otto paesi in via di sviluppo: Afghanistan, Bangladesh, Congo, Etiopia, India, Kenia, Sudan e Vietnam. Sempre secondo "Save the Children" basterebbero 5,85MILIARDI di euro l'anno per combattere la malnutrizione in queste nazioni. Oggi invece, denuncia il Presidente Brasiliano Luiz Inacio Lula de Silva, "la fane è la più devastante arma di distruzione di massa". E cresce l'instabilità globale: "Senza cibo la gente MUORE, EMIGRA o si RIBELLA come è accaduto nel 2008 in 30 paesi", spiega Josette Sheeran, direttrice del PAM.
la dichiarazione del vertice
I paesi ricchi, però, fanno soprattutto dichiarazioni. Il 16 novembre 2009 il vertice FAO ha ribadito l'impegno del 2000 a voler dimezzare il numero di malnutriti. Purtroppo da quella data ad oggi invece, i malnutriti sono passati da 800MILIONI a poco più di 1MILIARDO. a luglio del 2009, a L'Aquila, la FAO aveva promesso 13,3MILIARDI di euro, ma solo 2 MILIARDI sarebbero fondi nuovi.
gli aiuti all'agricoltura
"Eliminare la fame richiede che 44MILIARDI di dollari (29,4MILIARDI di euro) siano investiti in infrastrutture e moderni fattori di produzione", spiega il Direttore Generale della FAO, Jasques Diouf. Oggi sono 5,2MILIARDI. Diouf si è rammaricato per i tanti impegni non seguiti da fatti concreti: nell'accordo sottoscritto a metà novembre per sconfiggere la fame "chi ha negoziato non è stato in grado di fissare una data".
affamati prima di nascere
Nei paesi in via di sviluppo, l11% dei bambini è malnutrito già prima della nascita, perchè le loro madri non hanno abbastanza da mangiare, denuncia "Save the Children". più della metà dei bimbi dei paesi poveri in via di sviluppo basa la sua nutrizione su 3 elementi.
i paesi più colpiti
Metà dei bambini malnutriti vivono in otto paesi in via di sviluppo: Afghanistan, Bangladesh, Congo, Etiopia, India, Kenia, Sudan e Vietnam. Sempre secondo "Save the Children" basterebbero 5,85MILIARDI di euro l'anno per combattere la malnutrizione in queste nazioni. Oggi invece, denuncia il Presidente Brasiliano Luiz Inacio Lula de Silva, "la fane è la più devastante arma di distruzione di massa". E cresce l'instabilità globale: "Senza cibo la gente MUORE, EMIGRA o si RIBELLA come è accaduto nel 2008 in 30 paesi", spiega Josette Sheeran, direttrice del PAM.
la dichiarazione del vertice
I paesi ricchi, però, fanno soprattutto dichiarazioni. Il 16 novembre 2009 il vertice FAO ha ribadito l'impegno del 2000 a voler dimezzare il numero di malnutriti. Purtroppo da quella data ad oggi invece, i malnutriti sono passati da 800MILIONI a poco più di 1MILIARDO. a luglio del 2009, a L'Aquila, la FAO aveva promesso 13,3MILIARDI di euro, ma solo 2 MILIARDI sarebbero fondi nuovi.
gli aiuti all'agricoltura
"Eliminare la fame richiede che 44MILIARDI di dollari (29,4MILIARDI di euro) siano investiti in infrastrutture e moderni fattori di produzione", spiega il Direttore Generale della FAO, Jasques Diouf. Oggi sono 5,2MILIARDI. Diouf si è rammaricato per i tanti impegni non seguiti da fatti concreti: nell'accordo sottoscritto a metà novembre per sconfiggere la fame "chi ha negoziato non è stato in grado di fissare una data".
sabato 24 ottobre 2009
DAGA' PROJECT: progetto di alfabetizzazione e sviluppo
Presentazione del Progetto “Dagà Project”
FORMAZIONE & SVILUPPO
del territorio del Pays-Dogon nel comune di Sanghà – MALI
Daga Project vuole essere un iniziativa che possa servire a garantire una miglior condizione igienico/sanitaria, a dare istruzione e, soprattutto, creare opportunità di sviluppo sul territorio stesso.
"iniziative nel cassetto"
del territorio del Pays-Dogon nel comune di Sanghà – MALI
Daga Project vuole essere un iniziativa che possa servire a garantire una miglior condizione igienico/sanitaria, a dare istruzione e, soprattutto, creare opportunità di sviluppo sul territorio stesso.
Come Presidente dell’Associazione LandsGate e come Responsabile dell’Area Tematica dedicata allo Sviluppo Umano, assieme a tutti coloro che in seno all’Onlus stessa hanno fortemente creduto, voluto e collaborato per la sua riuscita, sono lieto di presentare il progetto “Dagà Project” in Mali, realizzato nel quadro del progetto di “Conservazione e sviluppo sostenibili nel villaggio di Dagà del Pays Dogon, Repubblica del Mali”, progetto del quale l'associazione culturale e divolontariato LANDSGATE ha creduto fortemente fin dall’inizio e del quale, verrà proposta una breve sintesi.
Con questa relazione, vorrei renderVi giustamente partecipi delle attività svolte e della tipologia degli interventi che vorremo siano effettuati, in funzione alla scaletta di priorità sotto riportata e soprattutto perché si possano conoscere le tipologie d’intervento per le quali andremo ad apportare la nostra opera unita a quella del villaggio stesso.
Marino Nebuloni
PREMESSA
l'Associazione culturale e volontariato LANDSGATE, con la sua sezione dedicata allo Sviluppo Umano, che si prefigge di operare senza scopo di lucro, grazie all’aiuto dei suoi Associati e dei partner finanziatori è intenzionata a farsi promotrice di attività atte a preservare le differenti ricchezze culturali e naturali presenti nelle diverse regioni, nei popoli e nelle minoranze etniche. E di contribuire allo sviluppo locale. Per far ciò, l’associazione, ha in cantiere diversi progetti che hanno come base l’aiuto a terzi. Parte di questi progetti è in fase d’attuazione, altri sono in fase di lancio ed alcuni sono in fase di creazione. Perché questi progetti possano seguire il loro corso, abbisognano di un sostegno finanziario che verrà indirizzato esclusivamente al buon fine ed alla riuscita dei progetti stessi. La maggior parte delle risorse economiche che entreranno a favore dell’attuazione delle singole iniziative verranno indirizzate verso progetti a sfondo umanitario. Solo una giusta parte, confluirebbe nell’Onlus stessa, a titolo di copertura delle spese affrontate per l’attuazione di un determinato progetto o per sostenere l’esistenza dell’associazione stessa, senza la quale i progetti non potrebbero nascere, svilupparsi e portare il loro frutto. Lo scopo è quello di avere la possibilità di inserire un progetto utile allo sviluppo ed al sostegno per se e per gli altri, in modo dignitoso. Che possa permettere una corretta continuità riferita all’impegno assunto verso terzi, al fine di perseguire nell’intento e conservare la propria esistenza. In sostanza, Onlus LandsGate si prefigge di poter gettare un solido ponte che possa consolidare e sviluppare, in maniera stabile e duratura, le differenti tradizioni culturali.
"iniziative nel cassetto"
Oltre al progetto prìncipe (Dagà Project) relativo allo Sviluppo Umano, si sta lavorando alla preparazione di diversi progetti o iniziative (autonome o in partnerariato) che andranno a concorrere alla realizzazione ed a sostegno dello Sviluppo Umano. A tal proposito vorrei brevemente citarvi tre dei nostri futuri progetti:
• iniziativa ROADWAY for CHILDREN (in corso): in collaborazione con l’Onlus Tavolo8, si sta organizzando una spedizione di aiuti di materiale medicamentale e strumenti sanitari a favore dei centri di maternità dell’Africa Occidentale (Mali).
• progetto LANDSTRAIL (in corso): un progetto culturale e di sviluppo, che propone diverse visite (viaggi) in taluni territori, con l’ausilio di un organizzazione sviluppata esclusivamente da soggetti locali
• progetto EAU et MATERNITE’ (allo studio): costruzione di un centro sanitario (Maternità) e di un pozzo con adduzione e distribuzione di acqua potabile
• progetto COLLANA LANDSBOOK (allo studio): un progetto di divulgazione culturale che da la possibilità a chiunque di poter creare una pubblicazione illustrata (con l’aiuto e la supervisione dell’Associazione stessa) che abbia una tematica rientrante nei valori dell’Associazione: la conoscenza dei differenti aspetti culturali che insistono nei diversi paesi del mondo
Questo e quant’altro ancora nelle iniziative associative di LANDSGATE
RELAZIONE TECNICA Master Project DAGA’
Identificazione geografica del LUOGO
MALI – Pays-Dogon – Bandiagara – Sangha - DAGA
i parte da Bamako (la capitale del Mali) e si procede sulla la direttrice che porta a Gao, nell’estremo est del paese. Costeggiamo il fiume Niger, direzione nord-est fino all’altezza di Mopti. Li occorre deviare verso est, all’interno, seguendo la direzione di Sevaré e proseguire fino a raggiungere Bandiagara. Da li si imbocca una pista che ci permette di inoltrarci nel cuore del Pays-Dogon, verso Sanghà. Giunti a tre chilometri da Sanghà si svolta a destra, verso sud, imboccando una traccia in savana diretta al villaggio di Tirelì. Dopo meno di una decina di chilometri, si devia ancora verso est per raggiungere il villaggio di Dagà. Il percorso che porta al villaggio non è di semplice localizzazione, ad occhi inesperti, risulta alquanto difficoltosa la sua individuazione, ma una guida attenta ci permetterà di individuarlo con facilità. Al nostro arrivo, abbiamo percorso circa km 850.
Analisi del TERRITORIO circostante
il villaggio di Dagà é composto da tre “quartieri” che distano tra loro diversi chilometri. Il territorio circostante presenta una vegetazione tipica della savana africana (brousse), brullo ed arido nella stagione secca. La zona è rocciosa e l’andamento morfologico che delimita l’area, presenta una depressione tra due plateau. Questa depressione forma un largo canyon che divide praticamente il quartiere posto nella posizione centrale rispetto agli altri due. Questa caratteristica, crea nei locali difficoltà di transito soprattutto nelle ore serali. Il passaggio d’attraversamento del canyon si inerpica su un sentiero alquanto scosceso che permette agli abitanti di superare la depressione e raggiungere (dopo alcuni chilometri) la pista principale Tirelì-Sanghà.
ESIGENZE LOCALI – rilevate nel 2009
A seguito di un operazione di sostegno alla scuola elementare locale, è avvenuto un primo contatto con la popolazione autoctona che ci ha permesso di poter visionare e raccogliere talune esigenze. L’incontro avvenuto col capo villaggio, col responsabile della scuola e con la presidente dell’associazione delle donne di Dagà, ci ha permesso di poter formulare le prime analisi delle richieste avanzate. Le richieste di rilevante importanza trattano principalmente di una struttura da utilizzare come luogo di alfabetizzazione per le donne di Dagà e di un pozzo per poter ricavare dell’acqua potabile. A tal proposito è stato stilato un rapporto che descrive la missione effettuata con le relative richieste.
Rapporto 2009 (missione effettuata con associazione edoné)
Bandiagara – Daga 10 marzo 2009
Raggiungimento edificio scolastico di Daga per comprendere le esigenze dei locali
I primi contatti sono avvenuti in una delle due aule dell’edificio, in cui erano presenti:
• personale scolastico (direttore)
• alunni destinatari della raccolta fondi
• associazione parenti degli alunni
• associazione donne di Daga
• capovillaggio
è stata spiegata l’iniziativa “una matita & un quaderno”, dedicata esclusivamente alla scolarizzazione dei bambini di Daga. A tal proposito, sono state espresse ed accolte le opinioni utili alla ripartizione della prima “tranche” dell’importo destinato ai fabbisogni didattici (netto di CFA 645.250= € 992,69), ovvero:
CFA 435.250 per acquisto materiale didattico
CFA 210.000 per pagamento arretrati maestro e conseguente prosecuzione della didattica Utile a supportare, salvaguardare l’anno scolastico 2008/2009.
È avvenuta l’ufficializzazione scritta di quanto definito ed il ritiro delle richieste debitamente firmate.
A questo punto, sono intercorsi i dovuti accordi su:
• La compilazione della lista ufficiale di prenotazione del materiale c/o la libreria di Bandiagara a cura dei rappresentanti A.P.E. (association Parents des eleves) ed il direttore scolastico
• La consegna fisica della lista alla libreria di Bandiagara, perchè si preoccupi della completa fornitura del materiale
• Gli accordi sul ritiro del materiale
• La consegna alla scuola di Dagà
Definito il primo step sui fabbisogni relativi alla scolarizzazione dei bambini di Daga, si è passati ad altre esigenze di carattere generale, relative a:
• Implementazione impiantistica dell’edificio tramite fornitura di placche solari che permettano l’illuminazione di una porzione dello stabile, utile alla prosecuzione dello studio da parte degli alunni, della correzione dei lavori da parte dei maestri
• alfabetizzazione delle donne di Daga, con la costruzione di un edificio nel quartiere del villaggio che si affaccia sul canyon che divide il quartiere dalla scuola stessa
• costruzione di un pozzo in prossimità della scuola per permettere agli alunni che frequentano i corsi di rientrare in famiglia con la giusta razione d’acqua senza doversela procurare in pozzi distanti col rischio di non poter frequentare l’anno scolastico. Si è svolto un sopralluogo preliminare sul campo per meglio approfondire le tematiche sopraindicate ed effettuare una prima valutazione di massima sulla fattibilità o meno di talune richieste. In seguito è stato formalizzato quanto discusso ed integrato nelle precedenti richieste stilate e controfirmate della direzione della scuola e dell’associazione delle donne di Daga per la valutazione e l’assemblaggio di un nuovo progetto di alfabetizzazione/sviluppo su Daga.
Bandiagara – Daga 14 marzo 2009
Ritiro materiale prenotato e pervenuto c/o la libreria di Bandiagara
Primo controllo quantitativo del materiale scelto e commissionato dai referenti A.P.E. e Direttore
• Pagamento e ritiro della fatturazione
• Carico e trasporto a Daga.
• Consegna materiale didattico alla scuola
• Controllo minuzioso della qualità e della quantità del materiale acquistato
• Controllo tecnico del materiale con la direzione scolastica (il perché ed a cosa serve)
• Ritiro ricevute di consegna del materiale alla scuola
• Colloquio con l’insegnante a fronte del ritiro dell’impegno scritto e controfirmato del maestro
• Comunicazione ufficiale dell’impegno alla prosecuzione didattica da parte del maestro agli alunni, direttore, A.P.E., Associazione delle Donne di Dagà, Capo Villaggio.
POST ANALISI DELLE ESIGENZE:
il seguito della missione del 2009, ha prodotto una prima analisi delle esigenze riscontrate. Ha prodotto inizialmente una bozza progettuale che successivamente è stata discussa ed affinata direttamente in loco, coi diretti interessati.
Il lavoro è stato dunque suddiviso in differenti fasi operative:
1. fase locale
la fase locale è quella che, subito dopo aver raccolto le esigenze, è stata trattata nell’immediato con un tecnico che opera sul territorio e segue differenti progetti umanitari. Daniele Dembele, figlio della consolle italiana in Mali (Loriana). A lui è stato spiegato l’iter a cui si è arrivati per raccogliere le esigenze espresse dai locali. Con lui, oltre a queste esigenze se ne sono potute approfondire altre, ampliando così il parco di conoscenze relative a differenti opportunità da proporre a Dagà. Nell’insieme:
• la costruzione di una struttura atta ad accogliere alunni (scuola di formazione)
• l’impianto di illuminazione costituito da pannelli solare (fotovoltaico)
• la costruzione di un pozzo per l’acqua potabile
• l’installazione di serbatoi di raccolta acque
2. Fase remota
la fase remota, una volta giunti in Italia, ha permesso l’analisi di quanto sopra ed ha sviluppato una prima bozza grafica relativa alla costruzione di un immobile che possa contenere la formazione (scuola)
3. Fase di sopralluogo
Dopo tutto questo, si è pensato di approfondire ed affinare questa “bozza progettuale”, ovvero, si è deciso di voler effettuare un sopralluogo in loco.A tal proposito, grazie al contatto locale, Soulejmane Napo si è potuto organizzare un incontro definitivo, raggruppando i responsabili interessati a discutere la cosa. Il risultato della missione si evincerebbe dai seguenti punti:
a) Valutazione ed affinamento delle reali necessità
le necessità richieste e quelle studiate in fase remota (in Italia), dovranno sposarsi con reali necessità locali. A tal proposito è stato ritenuto utile parlare in maniera approfondita sia col capo villaggio, sia con l’associazione delle donne di Dagà, sia con l’associazione dei genitori degli alunni di Dagà, sia coi responsabili del plesso scolastico esistente perché vengano motivate fortemente queste esigenze
b) Valutare il reale interesse alla partecipazione da parte dei locali
una volta che sono state sviscerate le reali motivazioni, si è potuto capire come i fruitori stessi o i responsabili sopra identificati vogliano e debbano contribuire (economicamente e con forza lavoro) alle varie “pezze” che compongono l’intero progetto
c) valutare la reale fattibilità delle “pezze di progetto” che realmente necessitano
a questo punto si é potuto effettuare una vera e propria analisi tecnica della fattibilità di costruire le singole “pezze”, ovvero: dimensioni del terreno ideali per erigere il fabbricato, disponibilità del terreno stesso, possibilità di costruire un pozzo trivellato poiché la falda è molto bassa ed il terreno è prevalentemente roccioso invece di un pozzo tradizionale, con scavo manuale con profondità massima di m.40
d) valutarne il costo economico tramite imprese locali
fatta la valutazione tecnica, si é passati alla valutazione economica delle singole “pezze” del progetto:
• il costo del fabbricato d’alfabetizzazione femminile (progetto riadattato)
• il costo dell’elettrificazione tramite impianto fotovoltaico con pannelli solari
• il costo della formazione di base per la gestione elementare della manutenzione dell’impianto
• il costo dell’impianto di recupero e distribuzione acqua potabile ed irrigua
• il costo del completamento dell’immobile del direttore didattico
• il costo di due contenitori (riserve di distribuzione) per l’acqua potabile e l’acqua irrigua
• il costo dei tecnici (geologo ed agronomo)
e) valutare l’impegno che dovrà essere profuso dai futuri fruitori
i futuri fruitori, hanno garantire un contributo (in %) per ogni singola “pezza di progetto”. Questo contributo si differenzia in:
• Economico: si é valutata la percentuale economica nel 10% circa degli importi, che dovrà essere versata per ogni singolo intervento. Il contributo non dovrà rivestire caratteristiche prettamente economiche (monetizzazione), ma potrà essere versato in forza lavoro (vedi contributo pratico)
• Pratico: si valuta e si decide quali pezzi o contributi dovranno pervenire in ogni singola “pezza di progetto”, per esempio: nel fabbricato, le porte e gli scuri dovranno essere interamente prodotti da scultori locali. Le pietre di costruzione dovranno essere squadrate e prodotte da scalpellini locali. I bassorilievi che andranno ad abbellire le facciate del fabbricato dovranno essere necessariamente prodotti dai fruitori stessi.................etc.
TIPOLOGIA COSTRUTTIVA (rispetto dell’esistente)
Parliamo ora dell’architettura del fabbricato, ma in realtà parliamo innanzitutto di cultura, visto che la preoccupazione principale è quella di inserire il progetto nel contesto sociale e produttivo del luogo prescelto, rispettandone la storia culturale ed ambientale. Per scelta ideologica, morale, estetica e tecnica, per la costruzione dell’edificio, per quanto possibile, è stata quindi attuata la rinuncia alle tecnologie di stampo occidentale. La tipologia costruttiva locale deve necessariamente essere presa a modello.
Le costruzioni locali hanno una struttura portante in pietra, col principio del muro a secco (che lavora a compressione). Sopra questa struttura viene spalmato un composto di terra, paglia, acqua e sterco in proporzioni variabili (Banko). Questa malta, indurendo e penetrando negli interstizi, lega le strutture rendendole solidali tra di loro. Nei pressi del cantiere, dovrà essere approvvigionata l’argilla (Bankò)
Per non deturpare la particolarità architettonica della “urbanistica” esistente, si costruirà seguendo questo principio. Sono essenzialmente due, con possibili varianti, le tecniche principali di costruzione in terra cruda:
l’Adobe (Banko), tecnica che prevede l’uso dei mattoni (brik) di terra mescolata a paglia (e sterco a volte) ed esiccata al sole. il Pisé o terra battuta, che prevede la realizzazione di murature comprimendo l’impasto con terra cruda in apposite casseformi larghe quanto lo spessore del muro che si vuole costruire.
Le abitazioni costruite interamente in terra, di solito sono realizzate con l’impiego di legno nella struttura portante. Le costruzioni in Banko, se supportate da un’adeguata manutenzione, possono effettivamente sfidare gli anni. Occorre ricordare che l’uso del calcestruzzo, per quanto negli ultimi decenni glorificato, è ben lungi dal garantire alla costruzione una durata eterna né é in grado di assicurare un clima interno favorevole. (rammentiamo temperature massime che sfiorano addirittura i 48/50°). A tal proposito vedere la scheda allegata: Architettura spontanea - Bankò, l’arte del “plasmare” in terra cruda. La tipologia che andremo a replicare, si rifà al puro stile Dogon, con qualche licenza costruttiva, atta a migliorarne la struttura senza andare ad intaccarne l’estetica. Per esempio, l’uso di malta cementizia tra gli interstizi della muratura a secco per preservarne la corrosione data da eventuali passaggi di termiti o l’uso di una controparete interna in brik di banko per creare un miglior isolamento termico.
Analisi della COSTRUZIONE da realizzare:
La costruzione consta in un fabbricato a pianta rettangolare, composto da un piano fuori terra che, sarà formato da un vano principale con scopo di aula formativa (la scuola vera e propria) che conterrà un numero massimo di circa 50 posti a sedere (sui banchi). Sul retro alloggeranno i servizi igienici ed un locale tecnico per contenere gli accumulatori dell’impianto fotovoltaico. Il lato sinistro della facciata d’ingresso ospiterà una scala esterna che porterà al piano superiore. Correrà lungo il perimetro un pergolato frangisole utile ad abbattere l’intensità termica sui muri, che aggetterà all’esterno di un paio di metri. Il pergolato sarà sorretto da colonne lignee scolpite (Dogon) che sosterranno un assito che a sua volta servirà da sostegno ad un intreccio arboreo. Il solaio del piano terreno (terrazzo) sarà poggiato sulle murature portanti perimetrali e sorretto da una serie di colonne lignee che legheranno una travatura reticolare costruita in legno. I’intradosso del solaio sarà quindi adagiato sul sistema incrociato delle travi (gabbia a vista) che nell’insieme sosterranno il terrazzo stesso . il terrazzo ospiterà i pannelli solari che forniranno energia alle batterie presenti nel locale tecnico del piano terreno. La caveria dell’impianto, correrà lungo un “camino” esterno, costruito d’angolo, con pietra a vista, in appoggio alla struttura, che fungerà da cavedio per gli impianti.
SVILUPPO DELLE PROBLEMATICHE
Da una prima bozza progettuale avanzata, viste le reali necessità in loco, si è potuto affinare, apportate sostanziali ed ulteriori migliorie e definire quello che oggi vorremo realizzare a sostegno della popolazione Dogon in Mali. Per poter illustrare l’attività è utile comprendere le reali necessità che insistono sul territorio oggetto d’intervento e per facilitarne la comprensione e la realizzazione stessa, si è pensato di suddividere le necessità in moduli di intervento. Ogni modulo prevede un opera a se stante, ma non fine a se stessa. Tale opera verrà integrata alle altre in modo tale da costituire una completezza progettuale. Le opere, prima pensate e poi discusse e condivise direttamente sul posto (coi beneficiari), trattano necessariamente le priorità necessarie in loco, che sono:
1. Acqua
2. Luce (energia elettrica)
3. Formazione
4. Sviluppo
RIUNIONE, DEFINIZIONE DELLE ESIGENZE E DEI COMPITI:
A fronte di necessità e fabbisogni oggettivi, richiesti precedentemente dalla comunità del villaggio di Dagà, si è pensato di voler coinvolgere direttamente gli attori locali con una riunione in loco per poter valutate le reali necessità ed adattare la bozza progettuale nata in sede LANDSGATE. Durante la riunione, svoltasi nelle giornate del 20/21/22 aprile 2010, presenti:
• Marino Nebuloni (Presidente associazione Landsgate)
• Stefano Capotorti (Rappresentante Ong Italiane in Mali)
• Mandalou Saye (Capo Villaggio)
• Hamidou dit Bahi Témé (Direttore Didattico)
• Deboura Poudiougo (Presidente Associazione Donne di Dagà)
• Legueloum Saye (Vice Presidente Associazione Donne di Dagà)
• Amadingue Saye (Segretaria Associazione Donne di Dagà)
• Boubakar (Tecnico incaricato da Daniel Dembele)
• Souleymane Napo (Referente Locale)
si sono fatte talune considerazioni. Da queste considerazioni sono nati e consolidati taluni punti
• Una prima valutazione di massima della superficie necessaria all’insistenza della struttura, l’accertamento di proprietà e la possibile cessione/fruibilità del terreno sono la base per poter dar seguito ad una progettazione grafico/costruttiva di massima. Si è riscontrato in fase di riunione, che Il terreno individuato fa parte dell’area comune del villaggio stesso.
• Si è passati ad una valutazione di massima relativa ai costi di costruzione ed alla reperibilità di beni ed accessori utili. Si è stimata la tempistica costruttiva dell’opera in 90 giorni.
• In collaborazione con le istituzioni massime del villaggio, presenti in nella riunione svoltasi a fine aprile 2010, si è definita e quantificata la volontà di partecipazione attiva del villaggio stesso, per la realizzazione del progetto (con quali materiali, quale cifra e quale impegno in manodopera il villaggio intende collaborare)
• sempre con le istituzioni del villaggio, si è definita la destinazione d’uso e la proprietà dello stabile e delle strutture ad esso correlate per il buon funzionamento del progetto stesso.
• È stata infine definita la cooperativa gestionale (associazione delle donne di Dagà) utile a seguire il prosieguo e la gestione del progetto
• L’individuazione di un responsabile referente in loco (Soulemaine Napo) per le comunicazioni del caso e la nomina di un responsabile/coordinatore di cantiere (Daniel Dembele) hanno concluso il ciclo organizzativo. Queste due figure seguiranno i lavori, che saranno relazionati su un giornale di cantiere che permetterà di controllare e seguire correttamente lo stato d’avanzamento degli stessi. Questo permetterà ai referenti in loco di poter compilare le dovute relazioni (documentate fotograficamente) ed inviarle c/o ONLUS LANDSGATE. Queste relazioni verranno trascritte e rese pubbliche in una sezione del sito internet, in funzione alla politica di trasparenza dell’ONLUS stessa.
OPERE DEL COMPLESSO PROGETTUALE:
• Pozzo (forage): costruzione di un pozzo trivellato per la fornitura d’acqua potabile, comprensivo di cordolo e recinzione di rispetto
• scuola alfabetizzazione: creazione di un edificio adibito a scuola di alfabetizzazione femminile, nel rispetto dell’architettura tradizionale locale
• abitazione del direttore: completamento del complesso adibito ad abitazione del direttore didattico della scuola elementare, nel rispetto dell’architettura tradizionale locale, composto da un edificio primario di due locali + abside d’ingresso, una costruzione staccata, composta da un locale unico ad uso cucina, una costruzione staccata adibita a servizio igienico
• distribuzione acqua potabile: fornitura e posa di un chateaux d’eau composto da un serbatoio in materiale plastico poggiato su un traliccio metallico, servito da una pompa sommersa ad induzione elettrica, utili per il prelievo e la distribuzione di acqua potabile alla scuola elementare esistente, all’abitazione del direttore e ad alcuni punti di prelievo pubblico (per il villaggio).
• Distribuzione acqua irrigua: installazione di un chateaux d’eau, composto da un serbatoio poggiato su un traliccio metallico, servito da una pompa meccanica (a pedale) utile alla distribuzione d’acqua irrigua con sistema ad aspersione a goccia, da posizionare in prossimità degli appezzamenti agricoli utilizzati esclusivamente dall’associazione delle donne di Dagà
• elettrificazione: fornitura e posa di sistemi di elettrificazione costituiti da impianti autonomi ad energia alternativa, previa l’installazione di pannelli solari con sistema a cellule fotovoltaiche, utili per:
- la fornitura di energia elettrica a servizio della strutture edili (illuminazione scuola d’alfabetizzazione ed abitazione del direttore),
- il funzionamento pompa ad immersione per il pozzo d’acqua potabile
POZZO ACQUA POTABILE
raccolta e distribuzione
Nell’elenco delle necessità l’acqua figura al primo posto, perché è da questa che si deve partire per poi poter agganciare tutti gli altri moduli d’intervento umanitario. Considerando che sul territorio esistono pochi pozzi e poco salubri, occorre ricordare che nei villaggi, per la sopravvivenza, la necessità di avere una riserva d’acqua giornaliera é fondamentale. È importante sapere anche che una famiglia Maliana è mediamente composta da 14 persone (di cui 8 figli). Il compito di procurare l’acqua è di solito affidato agli ultimi nati (soprattutto di sesso femminile). Va da se che se quest’ultimi/e impiegheranno il loro tempo per raggiungere il pozzo (lontano comunque dall’edificio scolastico), attingere l’acqua e trasportarla a casa. Effettueranno giornalmente questa operazione scapito delle ore di frequentazione/permanenza all’interno della scuola stessa. La costruzione di un pozzo adiacente la scuola risolverebbe questo problema. Il bambino incaricato ad attingere l’acqua, avrà la possibilità di recarsi a scuola ed all’uscita prelevare l’acqua e la portarla a casa sopperendo il fabbisogno giornaliero.La realizzazione di un sistema di distribuzione d’acqua prevede la costruzione di un pozzo dal diametro i circa 120 cm (rivestito i pietra/cemento), che carica una riserva d’acqua in un serbatoio plastico, posato su un traliccio metallico alto circa 6/7 metri. L’adduzione, dal pozzo stesso, avviene tramite una pompa ad immersione, funzionante ad energia solare, che spinge l’acqua ad un’altezza media di 8 metri fuori terra (distribuzione verticale fuori terra). A quest’altezza ovviamente va considerata la profondità del pozzo stesso, che mediamente, nelle zone del Sahel si aggira intorno ai 30/40 mt (adduzione verticale entro terra. Pozzi con queste caratteristiche dimensionali possono essere realizzati mediante una tecnica tradizionale, dove è l’uomo stesso che scava manualmente fino a questa profondità.
Esistono casi specifici, dati dalla morfologia e dalla composizione del terreno, in altre parole quando la falda si trova ad una profondità maggiore (>40mt), oppure il terreno sovrastante la falda ha una consistenza prevalentemente rocciosa.Questi due casi prevedono una tecnica di perforazione meccanica, con l’ausilio di una trivella (forarge). Il diametro del foro è notevolmente inferiore di quello tradizionale, e l’opera in superficie presenta una pompa ad azionamento meccanico a pedale (in caso di guasto, l’adduzione al suolo viene garantita manualmente).
I vantaggi del primo rispetto al secondo sono:
• Costi notevolmente inferiori
• Impatto tradizionale preservato (la gente vuole vedere dove pesca l’acqua)
L’altezza del “Château d’eau” è utile per la ridistribuzione al suolo del liquido contenuto nell’invaso, riuscendo così a coprire un raggio d’azione di circa 20 metri (distribuzione orizzontale fuori terra.)
Tutta l’opera funziona grazie ad un sistema basato sul recupero dell’energia solare mediante il supporto di 4 pannelli fotovoltaici con cellule al silicio( circa 80/90x40/50 cm cad) che trasformano l’energia ed alimentano la pompa d’adduzione.Fatto questo, si può pensare alla distribuzione mediante tubi flessibili interrati a qualche decina di centimetri dal suolo. I punti che raggiungono il raggio d’azione sopra menzionato, formati da una colonnina in cemento da cui escono un paio di rubinetti vanno a servire l’immobile di formazione (scuola), un paio di punti ad uso comune del villaggio e l’immobile adibito ad abitazione del direttore didattico.
IMMOBILE ISTRUZIONE
scuola alfabetizzazione femminile
Costruzione di un edificio ad un piano fuori terra, da adibire a scuola d’alfabetizzazione femminile, composto da un locale unico, utile a ricevere al suo interno un congruo numero di allieve. L’ambiente interno/esterno verrà illuminato grazie all’installazione di un sistema fotovoltaico, con pannelli solari e lampade al neon. Detto locale, verrà costruito in prossimità della piazza centrale del villaggio, nei pressi del Togu-nà (luogo della parola: bassa tettoia Dogon, usata dagli anziani del villaggio). Completerà l’opera un sostegno all’istruzione tramite contributi economici indirizzati alla fornitura di materiale didattico e stanziamenti riferiti al compenso dovuto ai docenti. la fornitura prevederà banchetti, cattedra del maestro, una lavagna e del materiale didattico (quaderni, libri e penne a sfera).
IMMOBILE SUPPORTO ISTRUZIONE
Abitazione direttore didattico
Elemento importante per lo sviluppo della didattica. La costruzione o meglio il completamento dell’abitazione del Direttore scolastico (accanto alla scuola elementare) con un impianto di illuminazione che insiste sul fabbricato stesso. Sarebbe impensabile concepire un fabbricato che abbia la finalità di servire la formazione o lo sviluppo senza il supporto di un’adduzione elettrica. Questa opera servirà ad incrementare la didattica grazie al fatto che il direttore stesso abbia la possibilità di lavorare durante le ore serali, al tramonto per poter correggere i compiti degli studenti ed impiegare la giornata (con le ore di sole) ad insegnare agli allievi che frequentano la scuola.L’immobile è in fase di costruzione. Attualmente esiste solo un abbozzo di murature perimetrali del complesso. I lavori si sono arrestati a causa della mancanza di fondi.
Questo immobile è costituito da:
a) Un ingresso
b) Due locali ad uso abitativo (direttore e famiglia)
c) Un locale cucina – staccato dal fabbricato abitativo
d) Un locale servizi igienici – staccato dal fabbricato abitativo
RACCOLTA e DISTRIBUZIONE ACQUA a microASPERSIONE
irrigazione campi
Costruzione di un serbatoio plastico, posato su un traliccio metallico alto circa 7/8 metri. Il tiro d’acqua avviene tramite una pompa meccanica a pedale. L’adduzione segue un percorso di un centinaio di metri, inclinato di circa 20° e pesca, tramite tubi plastici, l’acqua nel bacino sottostante (barrage artificiale). In prossimità della pompa, avviene la spinta verticale che porta il liquido pescato ad un’altezza di circa 8 metri, facendolo precipitare nel serbatoio di riserva. Da qui, l’acqua prosegue per caduta e viene distribuita sugli appezzamenti coltivati col sistema di aspersione a goccia. Tale metodo permette di razionalizzare il quantitativo d’acqua da addurre alle coltivazioni stagionali (cipolle, patate, pomodori....ertc) e soprattutto evita alle donne il doppio lavoro di carico d’acqua dal bacino al vascone centrale interrato esistente e ripresa del liquido dal vascone centrale e successiva innaffiatura delle colture
ENERGIA FOTOVOLTAICA
Distribuzione della forza motrice ed elettrificazione
La forza motrice, prodotta dall’assorbimento dell’energia solare, grazie ad una serie di panelli fotovoltaici viene trasferita alle centraline di controllo interne ed immagazzinata in pacchi di accumulatori. I panelli solari saranno fissati su adeguati supporti metallici e resi solidali col solaio dei terrazzi degli edifici o posti a fianco, con un’adeguata recinzione metallica. I supporti metallici, non sono altro che delle cornici che ingabbiano i pannelli. L’apertura/chiusura delle cornici di contenimento dei panelli, per le operazioni di manutenzione/sostituzione degli stessi. Queste strutture sono dotate di un sistema di antifurto acustico (lucchetti sonori sensibili alle vibrazioni). Dagli accumulatori parte l’energia necessaria al funzionamento del sistema di illuminazione (i gruppi di lampade interni ed esterni) e della pompa ad immersione
COORDINAMENTO DEL PROGETTO “DAGA’ PROJECT”
Il progetto è costituito da un modello base esportabile ed adattabile alle necessità del territorio sul quale andrà ad insistere, anche se nato in area Africana, a beneficio di un villaggio in Mali, dal quale prende il nome: Dagà. Il piano di sviluppo del progetto dovrà prevedere:
• incremento delle attività relative la formazione grazie alla realizzazione di una scuola d’alfabetizzazione femminile.
• Sostegno della scuola tramite contributi economici indirizzati alla fornitura di materiale didattico e stanziamenti riferiti al compenso dovuto ai docenti.
• Creazione di strutture di sviluppo del territorio
GESTIONE OPERATIVA
Anche se non necessariamente indispensabile ai fini della realizzazione e della gestione, si ritiene auspicabile un coordinamento prevalentemente femminile. Il progetto, potrebbe tendere a sensibilizzare e ad indirizzare l’interesse e la sua potenzialità verso un impegno profuso prevalentemente da Donne che assieme si attivano a favore dell’Africa:
in sintesi risulterebbe un “gemellaggio” ITALOMALIANO – ITALOSENEGALESE – ITALOGUATEMALESE – ITALO.....etc di Donne che si adoperano per la gestione e la riuscita delle varie componenti che costituiscono il progetto stesso. La Direzione del progetto sarà comunque un’esclusiva dell’Associazione LANDSGATE.
• Direzione ITALIANA gestione ITALIA
Il Coordinamento invece (sempre sotto direttiva LANDSGATE – Sviluppo Umano), avverrà attraverso l’impegno dato da una coppia di responsabili capogruppo:
• N°1 coordinatore ITALIANO - gestione: ITALIA – Europa
• N°1 coordinatore LOCALE - gestione: MALI – Africa
FOCUS
L’obbiettivo, anche se incentrato sulla scuola, non è improntato esclusivamente sulla costruzione di una struttura ad uso prettamente scolastico, ma va oltre. Vuole contribuire alla fase formativa degli studenti ed allo sviluppo delle attività imprenditoriali nel territorio circostante.
Il presupposto principale perché avvenga la giusta “commistione” tra il frutto del lavoro e la preparazione degli studenti è la creazione di un’impresa basata sulla mutua cooperazione, dove i ricavi, oltre a servire ad innalzare la qualità della vita, dovranno essere equamente reinvestiti nello sviluppo e nella formazione.
La gestione imprenditoriale, di carattere collaborativo (vedi associazione donne di Dagà), potrà contribuire alla ricerca ed alla crescita professionale grazie ad una continuità formativa.
La conseguenza data dalla continuità nella formazione, permetterà a quest’ultima di innalzare la propria qualità.Il concatenarsi delle situazioni precedenti, darà come prodotto una maggior professionalità che potrà essere introdotta nella gestione dello sviluppo del territorio.Le strutture che verranno costruite, non avranno una singola proprietà ma saranno di proprietà comune (del villaggio) e dovranno essere correttamente gestite perche possano generare sviluppo.Queste proprietà, di dominio pubblico, avranno una gestione che richiama il sistema dell’associativismo, operando esclusivamente in cooperativa. Il bene prodotto da queste imprese, a tutela della continuità, sarà il bene del villaggio stesso e non esclusivamente di un singolo.Nelle strutture scolastiche, verranno creati i corretti presupposti per poter sostenere un metodo che porti frutto.Le strutture di formazione e di sviluppo dovranno necessariamente “viaggiare” di pari passo.Non ci potrà essere sviluppo senza un’adeguata formazione e non si potrà dare un’adeguata istruzione senza che la stessa possa essere supportata da un reinvestimento dato da una discreta base economica prodotta dallo sviluppo stesso.Il campo d’azione è visto come un’enorme ragnatela, dove al centro è poggiata la scuola (école primaire, scuola d’alfabetizzazione femminile). Le differenti attività, ad essa collegate, poggiano sui fili che compongono la tela. Ogni azione, sviluppata a favore di queste attività, converge verso il centro della tela, dove si trova la scuola o diverge, partendo dalla scuola stessa. L’ampliamento dell’indotto collegato alla scuola, con l’ausilio dei differenti progetti tra loro correlati, significherebbe non solo incrementare lo sviluppo delle strutture scolastiche a favore dei bambini, delle donne e degli insegnanti, ma coinvolgerebbe tutti nella crescita di benessere del tessuto urbano ad essa allacciato.
esempi di formazione volta allo sviluppo:
1. La formazione di personale che si occuperebbe della manutenzione primaria di un impianto fotovoltaico, oltre a preservare lo stesso in modo oculato, preverrebbe l’acuirsi di eventuali guasti che dovessero insistere sull’impianto e soprattutto, potrebbero indirizzare un’eventuale assistenza secondaria su interventi mirati e gestiti correttamente. Si eviterebbero casi di frode non rari, quali, la sostituzione onerosa di vari pezzi invece che la semplice sostituzione di un semplice fusibile.
2. La formazione di un gestore di una cooperativa indirizzata verso un’attività commerciale, quale la vendita di prodotti derivati dalla coltivazione della terra.
MISSION:
Con l’ausilio di un fondi economici, nasce un impegno necessario a supportare ed a far crescere (in tutti i sensi) i bambini che frequentano la scuola, le persone che vogliono progredire sotto l’aspetto socioeconomico e le donne che vogliano emanciparsi. Migliorare quindi le condizioni di vita della comunità locale dell’area di Dagà (Pays Dogon), tanto negli aspetti socioeconomici quanto in quelli tradizionali ed ambientali, mediante una strategia di sviluppo attenta al mantenimento del capitale culturale in termini di autosostenibilità. Sviluppo della comunità locale ed armonizzazione con l’ambiente e le sue risorse, insieme alla sensibilizzazione della popolazione sulle tematiche di autosostenibilità e della conservazione della cultura, verranno assicurate da azioni di sostegno allo sviluppo economico locale e da quelle di studio e formazione sui diversi temi affrontati nel progetto.
Tali azioni, saranno principalmente condotte nella comunità, coi rappresentanti delle categorie sociali ed economiche coinvolte.Queste azioni di preparazione serviranno a pianificare la concertazione e la partecipazione di tutte le attività necessarie allo sviluppo che verranno vagliate ed inserite nell’ambito del progetto stesso.
FORMAZIONE
Con una corretta formazione, sarà possibile fare gestire dai locali, in maniera oculata, tutta l’organizzazione dello sviluppo imprenditoriale. Per poter dare una corretta formazione occorrerà creare delle strutture che possano fungere da base per la raccolta di persone che vogliano partecipare ad un processo formativo. La totalità dei contributi destinati alla formazione è suddiviso in due sezioni.
• La prima sezione riguarda la creazione delle strutture fisiche
• La seconda sezione volge lo sguardo verso un sostegno temporaneo**, grazie alla fornitura di materiale didattico:
** il sostegno riferito alla seconda sezione è di carattere temporaneo perché a regime, questo contributo dovrà essere prodotto dai ricavi imprenditoriali delle imprese derivate dallo sviluppo territoriale
Fornitura di strumenti d’uso (banchi, sedute, lavagne, armadi......etc)
Valutata la reale necessità, si effettuerà una ricerca di mercato in loco per l’acquisto e la fornitura di materiale didattico. Ci si attiverà col referente di fiducia locale, che si occuperà del reperimento del materiale, della preventivazione e della consegna/installazione in loco.
Esigenze per lo studio: materiale e rette didattiche
L’assistenza allo studio, visto nell’ottica di una fornitura iniziale di materiale scolastico e relative rette didattiche utili al pagamento dei docenti, dovrà essere effettuata grazie ad una campagna di finanziamenti effettuata ad ‘oc. L’inoltro del conquibus relativo al sostegno sarà effettuato tramite bonifico sul c/c aperto dalla cooperativa. In seguito, una percentuale degli introiti ricavati dall’autogestione della cooperativa stessa dovranno necessariamente ed obbligatoriamente servire a finanziare e sostenere la scolarizzazione e la formazione. Il processo di sostegno dovrà essere documentato all’Associazione mediante
• ricevute di pagamento del materiale didattico
• ricevute di pagamento rette didattiche (pagamento insegnante)
• ricevute del materiale da parte dei responsabili della scuola (sottoscritte dal capo villaggio)
• documentazione fotografica comprovante l’avvenuta consegna
SVILUPPO BASE
Con la costruzione e la corretta gestione in cooperativa delle strutture/apparecchiature sotto riportate, si potrebbe incrementare l’economia del villaggio e indirizzando buona parte del ricavato a favore della formazione stessa
PREVISIONE DI SVILUPPO DELL’INDOTTO
Altri progetti in cantiere, derivanti dal progetto principale “Daga Project”, potranno dar luce in loco ad altre attività.
Servizio di trasporto alunni “BUSBROUSSE”
piccolo autobus dato in gestione a due autisti/meccanici/tuttofare (bus-man) che percorre un tracciato (studiato ad hoc) e raccoglie i bambini per portarli casa-scuola-casa. Oltre al servizio scuolabus gratuito e riservato esclusivamente ai bambini che frequentano la scuola, che ha la priorità assoluta, i “bus-man” avranno piena facoltà gestionale del mezzo. Potranno gestirsi un tracciato da percorrere e trasportare altre persone o cose a pagamento. Va da se che le condizioni igieniche e di sicurezza del mezzo dovranno essere garantite per il trasporto degli alunni, a prescindere di cosa o chi venga trasportato nei tempi che definiamo extra scolastici.
Calzature bimbi
Creazione di un piccolo laboratorio artigianale che fabbrichi sandali creati con l’uso di materiale di recupero (per es: la suola potrà esser costruita grazie al recupero di copertoni auto dismessi ) da distribuire agli alunni. Una parte di queste calzature invece potrà esser venduta nei grandi centri, nei mercati o ai turisti, cosicchè si crea uno sviluppo del lavoro locale
Vestiario bimbi
Creazione di un piccolo laboratorio artigianale che fabbrichi vestiario, (se possibile anche questo creato con l’uso di materiale di recupero) da distribuire agli alunni. Una parte di questo abbigliamento invece potrà esser venduta nei grandi centri, nei mercati o ai turisti, cosicchè si crea uno sviluppo del lavoro locale
COSTI DI REALIZZAZIONE:
nei costi di realizzazione occorre procedere ad un’analisi di 360°, prevedendo:
i costi vivi di realizzazione e le spese utili al mantenimento del cantiere.
1. Costi di realizzazione: sono costi puri dei materiali e della manodopera
2. Costi di prosecuzione di cantiere: sono le spese che servono per la prosecuzione delle opere, quali: i sopralluoghi di controllo per lo Stato d’Avanzamento Lavori, il mantenimento dei contatti Italia-Mali col referente tecnico ed il referente locale, lo svolgimento di eventuali pratiche burocratiche in loco....etc.
STIMA di massima: Nelle opere sopra descritte e sotto indicate sono compresi costi di assistenza tecnica, assistenza amministrativa, carburante ed automezzi per trasporto tecnici e materiali, manodopera, relazione conclusiva di fine opere, documentazione fotografica, relazione di collaudo, posa targa “ LANDSGATE” e formazione base per la manutenzione impiantistica.
COSTO COMPLESSIVO DEL PROGETTO: € 70.500,00 (10% a carico del villaggio) I costi sono stati desunti da opere similari realizzate sul territorio Maliano nell’anno 2009
Dettaglio di massima
1. Spese varie (sopralluoghi e contatti)
2. Prove geologiche Atte a definire la presenza d’acqua in vari punti nella zona interessata alle opere e l’assenza di minerali resistenti al “carotamento” del suolo (Dolorite), nel qual caso risulterebbe impossibile condurre a termine l’opera di perforazione
3. Analisi agronomiche per la valutazione dei quantitativi d’acqua necessari alle colture (per poter dimensionare la distribuzione dell’acqua irrigua col sistema ad aspersione a goccia)
4. Pozzo trivellato
5. Château d’eau per acqua potabile, composto da un traliccio metallico, serbatoio, elementi d’adduzione e di distribuzione, rubinetterie e saracinesche, flussometro, pompa ad immersione con supporto di posa, impianto elettrico per pompa, impianto fotovoltaico per energia elettrica, tubi di adduzione e distribuzione, pilette in cemento con rubinetteria in ottone
6. Château d’eau per acqua irrigua, composto da un traliccio metallico, serbatoio, elementi d’adduzione e di distribuzione, rubinetterie e saracinesche, impianto distribuzione con pompa meccanica a pedale
7. Elettrificazione con sistema fotovoltaico dell’abitazione del direttore didattico
8. Elettrificazione con sistema fotovoltaico dell’edificio adibito all’alfabetizzazione femminile
9. Completamento dell’abitazione del direttore didattico
10. Costruzione dell’edificio d’alfabetizzazione femminile. Nell’opera di costruzione dell’edificio d’alfabetizzazione femminile sono previste:
• Preparazione e messa in piano del terreno (sbancamenti)
• Fondamenta
• Elevazione delle murature in pietra e cemento
• Rasature, tinteggi interni ed esterni, verniciatura a base di prodotto lavabile (nei locali igienici)
• Solaio di copertura
• Pavimentazione in pietra
• Costruzione di veranda perimetrale esterna
• Fornitura e la posa in opera di infissi e porte in legno
• Fornitura e posa di lavabi e sanitari
• Realizzazione di fossa asettica
• Eliminazione di tutto il materiale di risulta
Pagamenti: Il costo totale della realizzazione stimato verrà così ripartito.
• Importo iniziale pari al 60% del costo complessivo,a titolo di anticipo materiali e stato avanzamento lavori
- Prima tranche: Anticipo sull’acquisto dei materiali, organizzazione e prima fase dei lavori.I lavori prevedranno una documentazione mensile sullo stato d’avanzamento delle opere (relazione e documentazione fotografica)
• Importo pari al 30% come stato conclusivo dei lavori
- Seconda tranche: Importo dovuto a conclusione delle opere previste
• Saldo finale con importo pari al 10% del costo
- Terza tranche: Ritenuta a garanzia delle opere, a collaudo finale e comunque non oltre 60 giorni dai lavori conclusi
ATTORI PRINCIPALI: Responsabili- Partner - Consulenti locali
Soulejmane Napo:
Dogon di Sanghà. Sposato con figli. È il nostro contatto/referente per Dagà. Colui che organizza e mette in contatto le varie figure istituzionali locali perché si possano bypassare talune problematiche, agevolare i contatti diretti e coinvolgere i fruitori alla collaborazione diretta nelle varie fasi progettuali e decisionali
Daniele Dembele:
È il nostro referente tecnico che riveste un ruolo fondamentale. Di Madre Italiana e Padre Maliano, ha in se quel giusto spirito imprenditoriale abbinato ad un’alta sensibilità sui problemi, sugli usi e sui costumi locali. È il tramite ideale. Tecnicamente potrebbe raffigurarsi come un ponte che permette all’onlus di poter approcciare correttamente i locali (gestiti con l’aiuto di Soulejmane) le imprese costruttrici ed i fornitori individuati.
Stefano Capotorti:
È il nostro intermediatore culturale. Sposato con una donna maliana, ha tre figli ed abita dal 1989 nella capitale, Bamako. Fortemente inserito nella società locale ad ogni livello, profondo conoscitore del territorio e delle popolazioni del Mali. Rappresentante di varie ONG italiane impegnate in iniziative di cooperazione e sviluppo promosse insieme a partner locali.
Hamidou dit Bahit Témé:
Il direttore responsabile della struttura scolastica dell’école primaire di Dagà. Il nostro tramite al quale si chiederà di volersi occupare della formazione e della didattica che, a seconda dei corsi necessari, potrebbe svolgersi anche nel nuovo edificio di alfabetizzazione
Mandalou Saye:
il capo villaggio di Daga, colui che ha carisma. Il capo spirituale e religioso è l'HOGON, che assume su di sé anche il potere esecutivo e presiede il consiglio degli anziani, cui spetta ogni decisione concernente il villaggio. L'Hogon vive da solo in una casa che serve anche da deposito delle cose sacre.L'hogon deve osservare rituali precisi come per esempio la convivenza con serpenti che purifiacno il suo corpo.Nel arte, l'Hogon è rappresentato in una statua di cavaliere
Marino Nebuloni:
Socio Fondatore, responsabile dell’Area Tematica “SVILUPPO UMANO” e Presidente dell’Onlus Landsgate
Tancio Costanzo Gastaldi:
Socio Fondatore e Vicepresidente di Onlus Landsgate
Il presidente dell'Associazione Landsgate
MARINO NEBULONI
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